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Spettacoli

Teatrali

Pasiòn Prohibida
El nino peloso

Pasion Proibida è a tutti gli effetti una commedia, ma come suggerisce il titolo è un lavoro teatrale che fa decisamente il verso ad un certo genere di melodramma e dello stesso gioca intrecci narrativi che da circa cinquant'anni sono il nocciolo delle telenovelas spagnole e sudamericane. Il dramma quindi al servizio della commedia, alla mercè del buffone che ironizza sulle distorsioni della natura umana e delle sue infinite debolezze.
La vicenda si ambienta in un paesino andaluso alla fine del 1800 e narra le imprese amorose di Julio Fernando Roca, nobile possidente dall'irresistibile fascino latino. Un'ora di quella leggerezza che in fondo racconta la vita anche nel rovescio della medaglia.

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Pasiòn Prohibida
Il Mistero del Chigno Nigro

"Il Mistero del Chigno Nigro" è il sequel di Pasiòn Prohibida. Un tuffo quindi dentro i segreti inconfessabili di una piccola comunità di provincia, i suoi sconvolgenti retroscena e la ferma volontà di mantenere un decoro di facciata sempre splendente e senza macchia. Ritroveremo Suor Maria della Neve, una madre Badessa cocainomane e corrotta, lo sciupa femmine (in realtà di bocca buona anche con i maschietti) Julio Fernando Roca, sua moglie Anabela Gabiota (ricca e felicemente decerebrata, la loro governante Maria Columba, Joaquìn Noventa Grados, un arredatore gay e segretamente innamorato di Julio Fernando, l’amatissima bottegaia pettegola Donna Berenguela e tanti altri nuovi personaggi che ci riporteranno nel ridente villaggio andaluso di Trèspeones del 1880.

KEEP CALM

Preparazione:
Prendete una boutique di lusso, immergeteci due ambigui commessi, aggiungete una manciata di improvvise sparizioni, spolverate il tutto con clienti stravaganti e stagionati e insaporite con un pizzico di follia. Lasciate riposare e servite accompagnando con grasse risate.... Gli ingredienti perfetti per la commedia di BobòScianèl!

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Gulasch&Camomilla

Fine anni 40: una scalcinata compagnia teatrale londinese mette in scena un dramma triste e commovente, ma ciò che accade prima della prima porterà alla completa destrutturazione di una macchina precaria che mostrerà al pubblico cosa serpeggia dietro le quinte, quali sono i caratteri degli attori e quali quelli dei personaggi.
Un susseguirsi di gag crudeli e molto divertenti porterà al totale fallimento del dramma portato in scena dalla compagnia, ma anche alla consapevolezza di poter trasformare il melodramma....in una commedia!

Tutto quello che non ti ho detto  

“Tutto quello che non ti ho detto” è un lavoro al femminile, una galleria di personaggi contemporanei che si definiscono e definiscono il nostro vivere odierno attraverso quello che potremmo definire un flusso di coscienza, una rottura degli argini appunto, un simbolico luogo d'incontro per non restare soli o come dice una delle protagoniste “Per unire due solitudini”.

Un lavoro dalle tinte drammatico/nostalgiche che vuole scandagliare ciò che nella vita di ogni essere umano è quella intimissima porzione di non detto,di non espresso verbalmente ma piuttosto conservato gelosamente nella sfera personale di ciascuno. Non vuole essere per lo spettatore un momento di tipo voyeuristico, ma un atto liberatorio dei personaggi, un crollo degli argini che conservano cose non dette e che ad un certo punto cercano una preponderante via d'uscita.

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La struttura narrativa di questo lavoro teatrale corre sul filo sottile che separa la commedia dal teatro dell'assurdo, ma dietro quel velo d'ilarità, ci sono diversi spunti di riflessione. Ci si sofferma sulle dinamiche umane del nostro tempo, sull'impoverimento dei nostri dialoghi, sul livello culturale che inesorabilmente scende a tacche preoccupanti e su quei luoghi comuni che in molte situazioni sostituiscono una conversazione onesta e originale.

Tre personaggi si incontrano casualmente in un parco durante la pausa pranzo. Usano voci e parole, gesti e intenzioni. Si schierano politicamente per poi negarsi, si regalano per poi pentirsene e spendono energie senza un fine, uno scopo reale. Parlano fieramente del nulla tentando di dare un peso all'aria che buttano fuori dalle bocche. Sono soli in realtà. Sono inariditi e soffrono il fallimento. Ma nessuno lo saprà mai, perché "essere" avrà anche il suo fascino, ma apparire è un'esigenza imprescindibile

Le sedie

"Teatralmente l'intenzione è spericolata. Far vivere attraverso gli attori in scena (due soltanto) una miriade di personaggi invisibili. Intenzione, registri e linguaggio per esprimere il vuoto, l'assenza, per sondare i territori che stanno oltre, al di là del dramma"
Eugène Ionesco

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L'ultima notte al Rizz
Rizzeddu Grand Hotel
 

L'ultima notte al Rizz è la storia di una notte di follia, della follia per eccellenza. È la visione caleidoscopica di una realtà che si modifica attraverso gli occhi dei protagonisti per diventare gioco e bellezza, ricordo e passione, per scongiurare le brutture della vita e degli uomini. È la storia di un luogo e delle sue stanze, che sono fisiche ma soprattutto mentali. È la musica di un'amicizia, della vita non convenzionale, inconsueta e senza filtri. Se vogliamo è una storia d'amore...

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Contaminabit
l'origine del voto alla Madonna
 

Contaminabit racconta la peste sassarese del 1652. Lo fa attraverso la farsa e lo stile buffonesco. Il buffone teatrale può per sua natura ridere e farsi beffe delle peggiori tragedie e denunciare i potenti che da sempre e per loro natura tirano le fila delle società e spesso sono colpevoli di azioni più gravi e dannose delle tragedie alle quali avrebbero dovuto porre rimedio. Qualcuno disse che la storia non cambia mai sostanzialmente, ma solo che si ripresenta tra corsi e ricorsi con un abito diverso. Il nostro spettacolo conferma dunque questa teoria e punta il dito su come la politica, la chiesa, le istituzioni, e non di meno la natura umana in generale si posero di fronte alla più grande pandemia mondiale della storia. Lo stile inconfondibile di Bobòscianel ci porta quindi dentro una delle pagine più crude della storia sarda, lo fa con l’intento di riflettere attraverso una risata amara, ma anche con la leggerezza della quale abbiamo un gran bisogno e che, attenzione non significa superficialità. Ovviamente c’è tanto da leggere oltre la facciata, tanto su cui riflettere

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